“Ottenere a livello europeo l’indicazione geografica protetta per il Radicchio rosso di Verona è stato importante, attraverso un iter lungo e faticoso – sottolinea Cristiana Furiani, presidente del Consorzio di Tutela del Radicchio di Verona Igp – e lo abbiamo ottenuto per la tipologia dei terreni in cui è coltivato e la specificità del clima”. La zona di produzione del Radicchio di Verona IGP, come indicato nel disciplinare di produzione, è costituita da ‘terreni sabbiosi ricchi di sostanza organica, profondi, ben drenati, freschi, e dotati di buona fertilità. Il clima particolarmente favorevole alla produzione è di tipo continentale con estati molto calde ed afose ed inverni rigidi e nebbiosi con escursione termica annua elevata e piovosità contenuta anche se ben distribuita durante l'anno’. “Addirittura, – aggiunge la presidente - alcuni comuni veneti sono stati esclusi dal riconoscimento Igp per la mancanza di caratteristiche specifiche e adesso tale riconoscimento può essere ottenuto dal Canada. E’ assolutamente inammissibile”. Il Radicchio di Verona ha una reputazione antica e consolidata da salvaguardare. Il disciplinare indica che ‘Le prime vere coltivazioni di «Radicchio di Verona» destinate al mercato iniziano sin dai primi del Novecento, anche se erano presenti già alla fine del Settecento nei «broli» (orti cittadini)’. “Ora – conclude Furiani – i risultati di tanti sforzi sono messi in discussione proprio da parte dell’Unione Europea, che nell’elenco dei prodotti riconosciuti nel Trattato esclude ben 25 marchi geografici sui 36 presenti in Veneto. Non può essere ratificato un trattato che non riconosce le tipicità locali e mette a rischio la sopravvivenza delle stesse; occorre una presa di posizione chiara a tutela dei prodotti distintivi che caratterizzano il prodotto perché si tratta di una concorrenza sleale che danneggia i produttori e inganna i consumatori”.