La mattina di domenica 8 gennaio, a Roveredo Di Guà in zona industriale - località Cicogna, ha avuto luogo un’interessante TAVOLA ROTONDA sul tema “Radicchio di Verona I.G.P.: dalla produzione al consumo, un'opportunità per il territorio.”
Il mondo del radicchio si è confrontato dunque nel corso della fiera annuale dedicata al rosso ortaggio, evento di storica importanza giunto alla 21ma edizione, e ha proposto un dibattito tra istituzioni, produttori, confezionatori, trasformatori e GDO, per comprendere le possibili sinergie volte a valorizzare il territorio attraverso la coltivazione di un prodotto storicamente legato alla zona della pianura veronese: il Radicchio di Verona I.G.P. come realtà proiettata verso un presente dinamico e un futuro prossimo all’insegna della sostenibilità dell’ambiente e di una migliore qualità della produzione.
I numerosi invitati sono stati chiamati ad esporre le opportunità incontrate grazie al marchio europeo e le difficoltà invece trovate nel rispetto del disciplinare o nell'impiego del sigillo di tutela.
Sotto il marchio del Consorzio di Tutela del Radicchio di Verona I.G.P. e con la moderazione del giornalista Tv Lucio Salgaro, sono intervenuti i seguenti ospiti:
Cristiana Furiani, Presidente Consorzio Radicchio di Verona I.G.P.
Claudio Valente, Presidente Coldiretti
Chiara Zuccari, Amministratore delegato Primo Mattino spa
Andrea Braggio, Responsabile estero Biogard
Stefano Zanini, Responsabile produzioni orticole
Giacinto Tramonte, Ispettore vigilatore Radicchio di Verona I.G.P.
Cinzia Marcon, Andrea Melotto, Domenico Lorenzetti, Paolo Steccanella.
Alessio Beozzi, Direttore generale Istà
Giorgio Girelli, Dirigente coop. San Giovanni Calabria
Sonia Scarpieri, Titolare ristorante Al Laghetto
Dalla tavola rotonda, in particolare dalle parole di Giorgio Girelli e Sonia Scarpieri, rispettivamente Dirigente coop. San Giovanni Calabria e Titolare del ristorante Al Laghetto, è emerso come il consumatore finale effettivamente riconosca il marchio I.G.P. come chiaro valore aggiunto e si dimostri sensibile alla tracciabilità del prodotto. Sia nel mondo della ristorazione che del commercio quindi il fatto di avere un prodotto ad indicazione geografica protetta è fondamentale ad oggi. È stata sottolineata inoltre, dal produttore Paolo Steccanella, la propensione del radicchio ad essere coltivato biologicamente, grazie alla natura stessa dell’ortaggio che non abbisogna di grandi trattamenti e che ha un periodo di decadenza molto lungo. Un vantaggio non da poco in un’epoca in cui la salute a tavola gioca un ruolo di rilievo per il benessere dei consumatori.
È stata poi messa in luce la necessità di superare un certo individualismo che ancora è presente sul territorio, incrementando la partecipazione alle attività di promozione del prodotto. Proprio a superare questo limite, ha ricordato il Presidente Cristiana Furiani, punta il Consorzio che ha la funzione di tutelare, potenziare e valorizzare un prodotto di eccellenza come il radicchio di Verona, ma anche quello di informare il consumatore e fornire supporto ai produttori e ai confezionatori del prodotto a denominazione I.G.P.
La necessità di trovare adesione al Consorzio tra un numero sempre maggiore di produttori locali può dare forza ad un prodotto che anche sui mercati esteri merita sempre maggiore visibilità e tutela. Proprio sulla sensibilità del consumatore straniero al radicchio di Verona si è soffermata Chiara Zuccari, Amministratore delegato Primo Mattino spa, che ha ricordato come nei mercati esteri ancora manchi una capacità di riconoscere e scegliere consapevolmente le diverse tipologie di prodotto. Spesso sulle tavole dei consumatori d’oltre confine, il radicchio è adoperato come ornamento o pura nota di colore nelle insalate fresche. Non viene percepita la versatilità di un ortaggio che si presta a diversi utilizzi, in particolare quello della pianura veronese è idoneo ad essere consumato sia crudo che cotto, ma il ventaglio di possibilità d’impiego in cucina rimane ancora sconosciuto al di fuori dell’Italia e a volte anche in casa. In questo intervento s’inserisce il concetto di trasformazione, espresso con chiarezza da Alessio Beozzi, Direttore generale Istà, il quale ha spiegato come il radicchio di Verona I.G.P. sia un prodotto di nicchia che ha bisogno di essere avvicinato al consumatore anche attraverso una facilitazione all’uso, la quale può avvenire con maggiore semplicità nella fase di trasformazione appunto. Questa può essere considerata come strategica per esaltare le peculiarità del prodotto e per farlo apprezzare sia sulle tavole italiane che estere, dove, come sottolineato in precedenza, ancora manca una vera e propria cultura di prodotto.
Il coinvolgimento della Coldiretti alla giornata è stato importante per sottolineare ancora una volta come la salubrità delle terre vada di pari passo con la qualità del prodotto in esse coltivato, importante in tal senso è stata l’attiva presenza del Presidente Claudio Valente, il quale ha puntato molto sulla qualità del prodotto e della sua gestione e su questo tutti gli operatori presenti si sono detti d’accordo. Gli stessi produttori hanno poi confermato il valore del marchio I.G.P. e il fatto che esso non rappresenti un ostacolo alla produzione, confermando l’agevolezza del passaggio dal semi lungo al radicchio I.G.P. dalla tipica forma ad ovale allungato con foglie compatte di colore rosso scuro con nervatura bianca, molto sviluppata.
Dalle parole di Andrea Braggio, Responsabile estero Biogard, è infine emerso un concetto molto importante, quello della sostenibilità di una cultura che, proprio alla sua rusticità e al suo DNA, deve un’eccezionale capacità di risposta ai temi del biocontrollo. Il radicchio infatti, essendo un vegetale cresciuto e formato tipicamente nel territorio della pianura veronese, esprime in sé quelli che sono i concetti del rispetto dell’ambiente a ridotto impatto. Il radicchio di Verona sfrutta, per sua natura, le caratteristiche ambientali del territorio, temperatura, umidità e stagionalità, sviluppandosi attraverso di esse e proponendosi poi con caratteristiche organolettiche apprezzate dal consumatore. Di fatto, la stessa pianta fatta crescere in altre zone muterebbe quella che è la sua espressione di gusto.
Il marchio I.G.P. sottolinea proprio la sostenibilità e le caratteristiche di questo prodotto legato alla specifica zona.
Il biocontrollo rappresenta uno degli aspetti fondamentali della sostenibilità delle produzioni e consiste nel cercare di usare il meno possibile fitofarmaci per la protezione delle piante. Quindi un prodotto che è cresciuto nel territorio richiede meno interventi, proprio perché ben adattato al territorio stesso. Il biocontrollo aiuta proprio il processo che mira ad ottenere un prodotto il più salubre possibile seguendo quelle che sono le direttive della Regione, dei piani di sviluppo rurale, le richieste della GDO in termini di limitazione dei residui di fitofarmaci.
Il fatto che l’ortaggio sia rustico permette una coltivazione con input di fitofarmaci, concimi, acqua molto ridotti rispetto a quanto sarebbe necessario per altri tipi di coltura adattati a territori diversi dall’originale. Il radicchio di Verona I.G.P. permette di unire salubrità e caratteristiche organolettiche, anch’esse ottenibili grazie alla coltivazione del prodotto nella pianura veronese in cui è nato.
Alle ore 11.30 si è parlato di analisi sensoriale del radicchio di Verona marchiato I.G.P., in particolare soffermandosi sui risultati del progetto didattico svolto nel mese di dicembre dai ragazzi delle classi terze della scuola media di Minerbe.
Ancora tante le cose da fare dunque, ma la strada intrapresa inizia a dare i suoi frutti.
L’iniziativa si è svolta per iniziativa del Consorzio di Tutela del Radicchio di Verona I.G.P., impegnato a divulgare la qualità di un prodotto che si presta a molti utilizzi in cucina e che ha eccellenti proprietà benefiche per la salute del nostro organismo.